I RACCONTI DI RED FLYER
VI RACCONTO UNA STORIA...

Era circa il 15 giugno del 1976, quando suonarono alla porta, presi il piccolo bagaglio ed il paracadute che avevo ritirato il giorno precedente all'aeroporto dell'Urbe.
Arrivammo a Guidonia dopo 40 minuti, giusto il tempo per vedere il sole sorgere da dietro monte Gennaro, quindi il rito dei controllo prevolo, tirare fuori dall'Hangar il blanik, avviare il lycomigh da 235 Cv del "super" Stinson L5 (una variante rimotorizzata, in Italia, sostituendo il motore da 180 cv). Quindi allinenamento in pista, aggancio della corda di traino, entrare nell'abitacolo non prima di aver sistemato le cinghie di sicurezza in modo di non aver necessità di terze persone per trovarle (eravamo in 3, il pilota dello stinson trainatore, poi sull'aliante io ed il "passeggero").
Dopo il decollo, alla faccia delle aerovie e delle lossodromie, imboccammo la "autostradadromia" molto comoda in quanto maggiormente visibile ad occhio nudo e senza particolari strumenti (sufficienti gli occhi).

Il trasferimento verso Firenze-Peretola si trasformò in un rombo continuo, in quanto la corda di traino ha l'effetto dei vecchi telefoni a corda. Chi non ha mai fatto il telefono con 2 barattoli vuoti ed una corda legata al fondo di questi? (la corda trasmette le vibrazioni sonore che il fondo del barattolo raccoglie).

La velocità dai canonici 120/140 la portammo a 160/180 senza flap, in modo di diminuire la resistenza. Nel frattempo "il mio passeggero" si fece una bella dormita, doveva riposarsi per l'esibizione che avrebbe dovuto eseguire il sabato e la domenica.

Trascorsa un'ora e mezza ci troviamo sopra Firenze ad una quota di circa 1400 metri, a quel punto dovevamo smaltire la quota.
In aliante ci sono 2 modi veloci: aprire i diruttori o fare acrobazia... Visto che mi ero abbastanza rotto le scatole con il noiosissimo viaggio al traino, optai per il 2° modo...

Tempo 5 minuti ed ero al sottovento (300 metri) atterrai sul raccordino limitando il dover spingere a piedi l'aliante fino all'area di parcheggio...

Una volta a terra, venimmo a conoscenza che la sera precedente si era schiantato un nostro amico uscendo da un looping a bassa quota.

Strana gente i piloti, brindammo alla sua memoria per tutta la settimana.

L'indomani iniziò quella che per me fu un'esperienza indimenticabile... Volai per tutta la settimana a sbafo, ospite del locale aeroclub, inoltre ebbi modo di poter avere l'abilitazione (uno dei pochi "civili" in Italia) al pilotaggio del P 51 D Mustang.
Quell'aereo comprato nel '58 come surpuls, dopo vari passaggi di mano, arrivò in Italia nel '68 e venne trasformato in biposto (eliminando la corazzatura e spostando gli apparati radio) quindi Alberto Billi riuscì ad immatricolarlo civile (fu l'unico mustang "italiano"); la matricola era I-Bill (44-74694).
Chi non ha mai sentito il rumore di quel motore difficilmente capirà... Dominare un motore, 12 cilindri che sprigiona 1650/1700 cv e compressore meccanico a 2 stadi, con un semplice manettino push/pull, arrivare a circa 650 km/h (450 Kn.) tutto solo a spasso per il cielo e soprattutto a soli 21 anni, seduto dentro una cosa del valore di circa 400 milioni dell'epoca, sono cose che cambiano la vita.

Nel 1977 venne venduto ad Sir Haydon-Baille proprietario anche di un F 104.
Dopo pochi mesi in una esibizione in germania cadde con il P 51 e morì.

P.S.: ieri sera, mentre si parlava con 2 amici dell'incidente di Giovanni "dark" mi sono sentito male... Mi sono tornate in mente troppe cose tristi. Perchè mi succede ancora così nonostante i 47 anni che suonano alla porta?

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